Latte è assenza di fattori di stress

Eliminare i “colli di bottiglia” per mettere gli animali nelle migliori condizioni per esprimere al massimo il loro potenziale genetico

Negli ultimi dodici mesi, il record produttivo mondiale di latte prodotto nel corso di una lattazione da un singolo animale è stato migliorato 2 volte; la nuova detentrice del record ha prodotto oltre 97 kg di latte per ogni giorno della lattazione.

Per quanto questi numeri possano sembrarci irreali e irraggiungibili, essi, molto di più di quello che noi possiamo pensare, ci danno il limite al quale è possibile arrivare o, letto in altro modo, ci dicono che il limite non esiste, perché è sempre possibile andare oltre. I 97 kg al giorno dell’attuale record, molto probabilmente non suscitano una sensazione molto diversa da quella suscitata dai quasi 55 kg per ognuno dei 365 gg della vacca record del 1971.

E ora sappiamo che queste produzioni sono raggiungibili, non solo da un singolo animale e non solo per un limitato numero di giorno di lattazione, ma come media produttiva di un intero allevamento e per tutta la durata della lattazione.

Durante un recente viaggio in Wisconsin, nella zona di Green Bay, uno degli allevamenti visitati è stata la Horsens Homestead, 650 vacche in lattazione munte 3 volte al giorno con produzione media su tutto l’anno costantemente sopra i 55 kg. Produzioni che non sembrano avere un impatto negativo sugli aspetti riproduttivi, visto che il Tasso di Gravidanza (PR) medio è di 26% e i Tassi di Concepimento alla prima inseminazione sono superiori al 50% di CR. Il tasso di rimonta (volontario) del 40% è alto, ma solo perché gli Horsens non vendono manze, le fanno partorire tutte in azienda e tengono quelle che hanno un picco in prima lattazione pari all’85% delle vacche mature, riformando gli animali meno performanti indipendentemente dal numero di lattazioni. Durante la nostra visita in azienda c’erano almeno una trentina di vacche con produzioni oltre le 200 libbre (90 kg), le pluripare al picco erano in media oltre gli 80 kg e le vacche andavano in asciutta mediamente con 45 kg di latte. Vi tolgo subito il dubbio: tutto questo senza l’uso del BST (somatotropina), non più permesso in Wisconsin. Possibile? Come? Eppure tutto vero.

Jeff uno dei titolari ci spiegava come estrema semplicità ed altrettanta umiltà come gli Horsen siano riusciti ad ottenere questi risultati, riassumendoli in 5 punti:

  • Coltivare, raccogliere e immagazzinare solo foraggi di qualità eccezionale
  • Assumere dipendenti con attitudine al lavoro con gli animali, formarli e gestirli al meglio
  • Fornire un eccellente comfort agli animali, cuccette di giusta dimensione, disegno, lettiera (sabbia), ed evitare il sovraffollamento
  • Eccellente routine di mungitura
  • Utilizzare la migliore genetica per avere animali con il massimo potenziale.
  • Non una ricetta magica quindi, ma concetti semplici applicati con costanza e senza compromessi.

I 3 circoli dell’eccellenza

Ad attenderci alla Horsens insieme a Jeff, uno dei titolari, c’era anche il dr. Gordie Jones, relatore all’ultimo Cirio Dairy Meeting, un veterinario e nutrizionista che dopo oltre 20 anni di libera professione nel senso tradizionale del termine si è dedicato al benessere animale e alla gestione per fare in modo che gli animali possano esprimere il massimo delle loro potenzialità.

Il dr. Jones ha dedicato molto tempo allo studio del comportamento della vacca da latte arrivando alla conclusione che se si riesce ad assecondare il più possibile quello che è il suo comportamento naturale, togliendo ogni possibile causa di stress, il risultato che noi otteniamo è il massimo delle performance.

Un’occasione unica per vedere applicati alcuni dei concetti espressi durante il meeting di Caserta 2018 durante il quale Gordie ha spiegato quelli che lui chiama i “circle of excellence”, cicli di eccellenza della produzione di latte: nei 24 mesi, nelle 24 ore, e nei 12 mesi, cioè cosa dovrebbe fare un animale nei primi 24 mesi di vita, nelle 24 ore della giornata e nel corso della lattazione e dell’asciutta (12 mesi). Ancora una volta i concetti sono molto semplici, ma è la loro corretta applicazione che permette il raggiungimento di risultati eccellenti. “Le strutture sono lo strumento attraverso il quale viene applicato il piano di lavoro. Se non si ha un piano di lavoro, allora le strutture condizionano il lavoro”.

Ci sono tre momenti in cui una vacca produce reddito: quando è in sala di mungitura, quando si alimenta (o beve) e quanto riposa (e rumina). Per questo, le strutture e la gestione dovrebbero fare in modo di assecondare il naturale e innato comportamento della vacca e di ottimizzare questi tre momenti. Per vacche che vengono munte 3 volte al giorno il tempo in cui gli animali non mangiano, non bevono o non riposano, non dovrebbe essere più di 3,5 – 4 ore al giorno: il che vuol dire che la dimensione e l’affollamento dei gruppi, l’accesso al cibo e agli abbeveratoi (numero e loro lunghezza), i passaggi (numero e larghezza), i camminamenti verso la sala di mungitura, la dimensione delle cuccette (lunghezza, posizione e altezza dell’educatore), e molti altri “particolari” devono essere progettati allo scopo di raggiungere il “circle of excellence” della giornata della vacca.

Due piccoli esempi: in una stalla con corsia di alimentazione e due file di cuccette, se le cuccette sono disposte testa-testa, solo il 50% delle vacche dovrà obbligatoriamente attraversare un passaggio per accedere alla mangiatoia e ritornare alla “sua” cuccetta (le vacche sono animali abitudinari e tendenzialmente si coricano sempre nello stesso posto), mentre in una stalla con cuccette disposte coda-coda, il 100% dovrà utilizzare i passaggi per accedere alla mangiatoia e ritornare alle cuccette. E di questo evidentemente si deve tenere conto in fase di progettazione, pena non permettere il raggiungimento del “circle of excellence” e limitare le potenzialità degli animali.

Un altro esempio: Gordie ha chiesto ai suoi 20 migliori clienti quali fossero le cuccette delle loro 10 vacche più produttive. Ebbene, nelle stalle con cuccette testa-testa, tutte le vacche più produttive, si coricavano nella prima fila di cuccette, quella più vicina alla corsia di alimentazione e possibilmente anche agli abbeveratoi. In altre parole: le vacche più produttive non vogliono perdere tempo rispetto a quello necessario per mangiare, bere, riposarsi.

Se si conoscono alcuni parametri fondamentali del cow comfort, osservando il comportamento dei propri animali nella 24 ore, si possono ottenere indicazioni molto importanti per capire quanto siamo vicini o lontani dal circolo dell’eccellenza e non sempre sono necessari grandi investimenti per rimuovere alcuni “colli di bottiglia” che limitano le loro potenzialità produttive che la genetica attuale ci mette a disposizione.

 

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