Il Periodo di Transizione: valutazione di una delle fasi più delicate del processo produttivo

Tutti sanno che con la parola Transizione indichiamo il periodo della fine gestazione, ovvero 20 giorni prima del parto, fino a 20 giorni post parto, momento in cui tutte le bovine dovrebbero essere “uscite” da quella fase post parto che costituisce il momento forse più difficile, ed aver impostato la futura lattazione con condizioni di salubrità tali da permettere anche la ripresa di un nuovo ciclo riproduttivo.

Si tratta sicuramente di una delle fasi più complesse e delicate del processo produttivo dell’azienda da latte e come tale va trattato, gestito e controllato.

Gli aspetti base la cui corretta gestione porta al successo della transizione sono 3:

  1. NUTRIZIONE: Fare in modo che le vacche mantengano la corretta ingestione prima e dopo il parto: questo dipende dalla qualità della razione ma anche dalla gestione alimentare
  2. COW COMFORT: Permettere alla vacca di riposare e di minimizzare ogni forma di stress  (strutture e spazi adeguati, gestione dei gruppi, raffrescamento estivo, ecc)
  3. GESTIONE: Mantenere le bovine in salute ed in un ambiente spazioso pulito (strutture, operatori capaci, organizzazione del lavoro, protocolli terapeutici, controlli pre e post parto della condizione corporea, degli spurghi e anche di alcuni metaboliti)

E’ chiaro quindi che anche una serie di fattori non alimentari  assume un ruolo primario in questa fase.

E’ fisiologico che nell’ultima settimana dal parto l’ingestione di sostanza secca diminuisca in modo repentino per poi riprendere gradualmente subito dopo il parto (linea continua nel graf. 1). A questo andamento corrisponde , sempre in modo fisiologico, il ricorso della bovine alle riserve corporee. Ovvero, la vacca mangia i suoi propri depositi adiposi per far fronte alla mancanza di energia che  non sta più assumendo con la razione, e questo porterà ad un innalzamento dei NEFA (Non Esterified Fatty Acids) ovvero gli acidi grassi non esterificati che, se in eccesso, portano ad un rischio di sindrome del fegato grasso  e ad un accumulo di corpi chetonici che provocano poi, all’aumentare della richiesta di energia per far fronte alla lattazione in rapido aumento, la chetosi, una dismetabolia che , se non riconosciuta e gestita porta a conseguenze molto negative anche se presente solo in forma sub-clinica.

Si crea quindi una situazione di bilancio energetico negativo (NEB) dato dalla differenza tra il fabbisogno energetico della vacca post parto e quanto apportato dalla  sola razione o quanto, di questa, la vacca è in grado di ingerire.

Un parziale sbilancio energetico è quindi fisiologico anch’esso, ma i guai arrivano quando questa condizione si protrae nel tempo,  e determina una perdita eccessiva e troppo veloce di peso corporeo .

Già alla quarta settimana la bovina dovrebbe arrivare ad normale assunzione di sostanza secca in armonia con i suoi fabbisogni (vedi Graf 2).

Se non la raggiunge avrà conseguenze negative che riguardano

  • Perdita di produzione: la lattazione partirà con lentezza e non raggiungerà i picchi desiderati. Una partenza scarsa si ripercuote sull’intera lattazione con perdite rilevanti
  • Stress Ossidativo dovuto ai vari fattori di stress associati che determinano uno stato infiammatorio con risposta antiinfiammatoria aspecifica dell’organismo che danneggia tessuti e vie metaboliche (anche ormonali) determinando un circolo vizioso che aumenta il rischio di disordini metabolici, di diminuzione dell’ingestione e dell’efficienza riproduttiva
  • Depressione della capacità di risposta immunitaria
  • Maggior suscettibilità a  patologie e dismetabolie quali dislocazione dell’abomaso, Ritenzione di placenta, chetosi, collasso, mastiti e metriti.

Tutto ciò porta ad una perdita economica importante che riguarda anche il ritardo nella ripresa ovulatoria e l’aumento della mortalità embrionale, con conseguente abbassamento dell’efficienza riproduttiva (vedi Fig.3).

Anche le cellule somatiche tendono ad aumentare così come l’incidenza delle patologie. Infine si assiste ad un aumento del rischio di riforma involontaria sotto i 60 giorni di lattazione.

Quest’ultima rappresenta una perdita elevata per l’azienda, ed ancora di più nel caso delle primipare. Da un lavoro fatto su più di 624.000 vacche in 5749 allevamenti americani, si è visto che il 20-25% delle vacche lasciano l’allevamento nei primi 60 giorni di lattazione e l’11% entro le prime 3 settimane (Stewart, Eicker et al., University of Minnesota). Questo studio è stato poi verificato sui nostri record italiani e si è visto che i numeri, purtroppo, combaciavano.

Non a caso, quindi, la transizione rappresenta l’area di maggior focus per allevatori, alimentaristi e consulenti gestionali.

In questo periodo si verificano dei fortissimi cambiamenti in termini di fisiologia e di metabolismo alimentare ed ormonale.

Nelle settimane prima del parto il livello di insulina comincia ad abbassarsi e questo predispone ad una mobilizzazione dei tessuti adiposi ed aumento dei NEFA. Quindi che già in questa fase abbiamo un aumento del rischio di abbassamento dell’ingestione e di futura chetosi.

I livelli di glucosio nel sangue rimangono costanti ma solo perché ne diminuisce l’utilizzo da parte della bovina e i muscoli utilizzano i NEFA come fonte energetica al posto del glucosio.

Al momento del parto il glucosio plasmatico crolla drammaticamente, il livello di produzione di insulina da parte del pancreas è quasi azzerata mentre i NEFA si mantengono alti per alcune settimane causando la formazione di corpi chetonici che passano nel sangue. L’assunzione di sostanza secca diminuisce ulteriormente e non si ha nuova produzione di glucosio.

NEFA alti nelle 2 settimane prima del parto sono associati con rischi elevati di dislocazione, ritenzione di placenta, rischio di riforma e perdita produttiva.

L’instaurarsi di una chetosi subclinica nelle prime settimane post parto (BHBA>1200-1400 mmol/l nel sangue) è associato con  un aumento del rischio di dislocazione, diminuzione del tasso di concepimento, aumento della severità e durata delle mastiti cliniche, perdita produttiva.

Ce n’è quindi abbastanza per prendere dei provvedimenti seri e anche impegnativi come il controllo sistematico dei metaboliti nel sangue post parto e, idealmente, anche pre parto.

I metaboliti da controllare ed i loro relativi valori soglia sono riportati nella fig 4.

Anche il rischio di ipocalcemia, sempre in agguato, può causare danni importanti anche se non arriva a manifestarsi in termini di collasso puerperale . Non solo determina un abbassamento delle contrazioni muscolari e ruminali, con diminuzione dell’ingestione, ma anche un abbattimento della capacità di aggressione da parte dei neutrofili, quindi indebolimento del sistema immunitario. Infatti la risposta immunitaria è correlata all’aumento del calcio libero intracellulare necessario all’attivazione di enzimi e percorsi cellulari deputati all’eliminazione dei patogeni.

Il rischio di ipocalcemia va quindi monitorato nelle vacche in pre parto mediante il controllo del pH delle urine che deve muoversi all’interno di un range tra il 6.4 ed il 7.

Se si rilevano valori che eccedono il range e siamo quindi in alcalosi, è necessario intervenire con un controllo degli apporti di Ca e di Mg in razione, basandosi sulla loro biodisponibilità, fino ad arrivare ad interventi con Sali Anionici in pre parto . I valori di bilancio anioni–cationi (DCAD) desiderati in asciutta e pre parto devono essere vicini allo zero o addirittura negativi. La presenza eccessiva di potassio e sodio in razione aumenta fortemente il rischio di alcalosi metabolica. Le vacche più produttive hanno un rischio maggiore di collasso da ipocalcemia in quanto l’improvvisa richiesta di calcio da parte della ghiandola mammaria, indotta  dal repentino aumento della produzione, crea un forte deficit di calcio nel sangue .

Definito , quindi, a grandi linee, il quadro dei rischi affrontati in transizione, come possiamo porci in una situazione di maggior sicurezza? Gli interventi si muovono su più piani.

  • Per quanto riguarda l’alimentazione è necessario controllare lo stato corporeo degli animali, e quindi adeguarne gli apporti energetici fin dal gruppo di scarsa produzione, quindi prima della messa in asciutta: non vogliamo vacche grasse in asciutta! In caso arrivassero grasse, non tentate di farle dimagrire in asciutta, peggiorereste la situazione mettendo in circolo i famigerati NEFA ancora prima del processo fisiologico. Ne deriverà una bovina che diminuisce l’ingestione anticipatamente già in asciutta.
  • Fornire razioni da asciutta up con livello energetico controllato (12-13 Kg di SS, 1,3 Mcal di Energia Netta di Mantenimento, proteina pari a 12-14% e almeno 1000 gr/g di Proteina Metabolizzabile. Gli amidi devono essere contenuti entro il 14-17%/SS e l’NDF/SS almeno al 45-50%. La razione va tagliata per renderla il più possibile omogenea e non permettere alle vacche di scelgiere. Un aggiunta di acqua, infine , fa da “legante” e porta all’umidità desiderata del 50%
  • Nel close-up valgono gli stessi principi ma l’energia può portarsi a 1,45 Mcal, la proteina al 14%, la Proteina Metabolizzabile almeno a 1200 gr/g, l’amido fino al 20%. Controllare i minerali ed il bilancio anioni/cationi.
  • Nel post parto (primi 15 giorni) fornire razioni con limitata fermentescibilità dell’amido, mantenere sano e attivo il rumine tamponandolo, fornire precursori del glucosio come propionato o direttamente zuccheri.  La razione dovrà essere adeguata alla produzione della mandria

Esistono , poi, i fattori non alimentari che determinano la produttività e la salute delle bovine. Tra questi, i fattori chiave sono:

  • Spazio e qualità delle strutture
  • Disponibilità nelle 24 ore di acqua e alimento
  • Pulizia ed igiene
  • Affollamento e competizione tra animali
  • Gestione dei cambi di gruppo (momento e modalità)
  • Raffrescamento estivo
  • Addestramento degli operatori.

Ciascuno di questi fattori se non ben gestito causa stress con tutte le conseguenze negative di cui abbiamo parlato sopra.

Controllo del processo

Il successo  o meno della transizione va quindi monitorato attentamente con l’obbiettivo di individuare i punti problematici e la risposta ad un eventuale cambiamento, sia esso gestionale, alimentare, terapeutico o strutturale.

Bisogna creare dei protocolli di lavoro che vanno attuati nella modalità e tempistica decisa e da cui devono scaturire osservazioni e misurazioni, insomma, dati per valutare obbiettivamente la situazione.

Il software DairyComp offre una veloce e forte capacità analitica di risultati e andamenti in tutte le fasi del processo e a maggior ragione in quella della transizione.

Seal parto si presentano  troppi animali grassi, sarà necessario tenere sotto stretto controllo il BCS, rilevato almeno a campione se non addirittura su tutti gli animali, alla messa in asciutta, al parto e a 20 giorni dal parto.  Il rilevamento  dei NEFA nel plasma pre e post  parto piuttosto che del BHBA nei primi giorni post parto e anche a 15 giorni di lattazione sono misure necessarie, come abbiamo visto, e così anche il pH delle urine. Tutto ciò genera un’importante mole di dati che può difficilmente essere interpretata obbiettivamente se non con un software gestionale di forte capacità analitica.  Solo così potrò individuare le bovine o i momenti dell’anno in cui ho maggior variazione di peso corporeo in transizione e quindi maggior rischio di perdita di ingestione e di stress ossidativo con tutto ciò che ne consegue.

Tenere traccia del BHBA nel post parto è uno strumento essenziale per capire se gli animali sono in difficoltà e stanno perdendo performance.

L’incidenza delle patologie post parto, infine , risulta assolutamente necessario per “leggere” i risultati delle strategie aziendali che stiamo implementando. A questo proposito DairyComp propone un grafico con relativa tabella delle incidenze delle patologie nei primi 30 giorni di lattazione. La  Fig.3 ne riporta un esempio (la linea rossa riporta il numero dei parti e si legge sulla scala di destra mentre , mese per mese è riprotata la frequenza dei casi di ciascuna patologia rilevata (riportate in legenda) e il cui valore numerico va letto sull’asse di sinistra. C’è inoltre la tabella relativa  che riporta i casi di patologie per mese e di incidenza percentuale sul totale dei parti del mese.

Dal grafico risulta che a fronte di un andamento pressoché costante nei mesi, a gennaio del 2018 rileviamo un impennata sia del numero dei parti (93) che dell’incidenza relativa delle diverse patologie ed in particolare di metriti, patologie podali e chetosi. DairyComp non può dirci cosa è successo ma è chiaro che subito si è portati a pensare ad un dimensionamento dell’area di transizione non in grado di assicurare benessere ed igiene in caso di elevata concentrazione di parti. L’area di transizione, infatti dovrebbe sempre essere dimensionata al 120% della media dei parti per mese (calcolare 120% di  10-12 m2 /vacca X numero medio di parti al mese ).

Importante è anche analizzare la mortalità al parto divisa per numero di lattazione (primipare, secondipare e pluripare) e per mese, per verificare se il problema sia partito dal quel momento.

Ovviamente sono possibili ulteriori approfondimenti su quanto osservato e sicuramente vanno valutate le performance di lattazione di queste vacche rispetto alle altre dell’anno in termini, per esempio di latte alla 4° settimana, di EVM a 305 gg, di grasso % al primo controllo funzionale (Fig.4) Se maggior di 5 è sintomo di elevata mobilizzazione dei grassi corporei e quindi di rischio di chetosi. E via così fino alla loro futura efficienza riproduttiva.

DairyComp offre la possibilità di valutare tutto questo anche per lattazione o per stagione o per razza presente in stalla ecc, zoomando dentro i dati per meglio diagnosticare l’accaduto. Ovviamente tutto ciò non può prescindere dall’esperienza e capacità di lettura dei dati da parte dell’allevatore e dei suoi consulenti ma DairyComp è strumento prezioso e forse indispensabile.

]Quanto esposto non può certo essere esaustivo per affrontare nella pratica il problema della transizione.

Molto altro si potrebbe aggiungere sia a proposito dei dettagli strutturali che della gestione operativa che della fisiologia stessa. E altro ancora si potrebbe aggiungere a proposito delle possibili analisi con DairyComp.

Costituisce, tuttavia un sommario che fornisce l’idea della complessità della sua gestione ma anche della possibilità di essere accompagnati, nella valutazione corretta ed oggettiva dei risultati ottenuti, da un software sofisticato, veloce e totalmente personalizzabile.

Dott.ssa Paola Amodeo (Resp. per VAS – Alta Italia)

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